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Quando ho iniziato a lavorare come giornalista a Rockstar, ho capito che la stampa, qualunque tipo di stampa, viene vista un intralcio alla carriera delle persone criticate negativamente. Finché scrivi “l’album è bello” va tutto bene, ma appena inserisci “l’album è brutto”, il tuo telefono inizia a squillare.
Dall’altra parte, di solito, ci sono i manager, le etichette e qualche volta anche gli uffici stampa che non ti chiedono “perché hai scritto che l’album è brutto”, ma più direttamente “se scrivi che l’album è brutto non lo comprerà nessuno e noi come facciamo a campare?”.
Una su tutte fu il concerto degli Editors al Piper di Roma, condizionato dal pessimo audio e dall’assenza di sicurezza in entrata e soprattutto in uscita, con il pubblico accalcato e stretto nelle minuscole scale.
Appena lesse la recensione, il gestore del locale mi chiamò insistendo che: “Se le persone leggono la tua recensione non vengono più ai miei concerti e rischio di chiudere!”, al ché gli risposi: “In verità le persone non dovrebbe proprio venire nel tuo locale perché rischiano di morire!”.
Chi fa il mio lavoro lo sa: critichi negativamente il Tora Tora di Manuel Agnelli? Ti chiama il promoter. Critichi un disco? Ti chiama l’etichetta. Critichi un concerto? Ti chiama il tipo di Piper.
L’altro giorno stavo guardando #EPCC (E Poi C’è Cattelan) quando ho visto la loro rubrica “6.000 Euro o non vengo”, il cui titolo immagino derivi da una reale richiesta di un artista invitato, che suppongo, dalla sigla utilizzata, sia un rapper, tipo Guè o Marra.
Ma questo tipo di richieste non accade solo in TV.
Ho raccolto un po’ di esperienze da alcune mie fonti super anonime, fonti che lavorano come ufficio stampa, etichette e addetti ai lavori più in generale.
Quindi, se l’ultimo post spiegava “Quando dovete licenziare il vostro ufficio stampa”, questo vi farà capire “Quando è arrivato il momento di licenziare il vostro cliente”.
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DIY recordings
Una band arriva negli uffici di una press agency, si siedono a un tavolo e il professionista inizia a fare le domande classiche: Da quanto tempo suonate? Quanti dischi avete fatto? Quanti concerti avete fatto?
Poi chiede: “Ma voi siete una produzione DIY?”
Il musicista: “No, assolutamente, non conosciamo questa etichetta!”
#CIAONE (record mondiale di velocità di licenziamento)
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Lavoro, Produco, Pago, Pretendo (il successo)
Vi arriva un biglietto aereo per una fantastica località balneare, tre giorni di mare e un concerto di presentazione, tutto spesato dal management. Molto bello vero? Almeno fino a quando non arriva il concerto. Così il bravo giornalista parla della cosa esprimendo le sue legittime perplessità sul prodotto in oggetto. Apriti cielo. Siccome è stato invitato e spesato, il management obiettò che doveva scrivere che il disco in uscita fosse un vero e proprio capolavoro. “Il malcapitato giornalista fu chiamato direttamente e fu la prima volta in cui provai serio imbarazzo per l’accaduto” aggiunge la mia fonte “Come è possibile pensare di condizionare la stampa a tal punto? Ma ero giovane”.
#LPPP? #MVAFIC!
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Mi devi garantire che avrò successo!
Ogni ufficio stampa ha una storia del genere.
L’artista o il produttore contatta il professionista chiedendo quali sono i servizi offerti e quanto costano, ascolta, e poi fa la domanda: “Mi assicurate la copertura nazionale e la rotazione sui principali network radiofonici?”. Oppure il musicista che ha appena sfornato un album prog-metal-free-jazz-psychedelic-fuzz: “Mi interessa solo la RAI, solo la RAI. Capito?”
Il Mercato Discografico si è sempre mosso su una sola regola fissa: NON SI SA. Non si sa se un disco può avere successo, come, quando, perché e dove; non è proprio materialmente programmabile, soprattutto per le nuove band. O hai un disco contagioso, come ad esempio quello di Calcutta, Motta o PopX, oppure NON SI SA. Stessa cosa per l’ufficio stampa, se ai giornalisti non piace, non piace. Guardate cosa è successo a Lo Stato Sociale; sono la band più odiata dai giornalisti musicali, eppure eccoli la a riempire il Forum di Assago.
Lo Stato Sociale = #LaBandPiùOdiataDaiGiornalistiPerchéNEssunoHaPotutoVantarsiDiAVerlaScoperta
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Do Ut Adv
Il classico dei classici, ma vale sempre la pena scriverlo e ricordarlo.
Un’etichetta acquista spazi pubblicitari su una rivista, il giornalista recensisce negativamente un album terribile della suddetta label, il direttore chiama il giornalista per avvertirlo che il suo voto sarà aumentato di una stelletta per mantenere il rapporto di fiducia con il cliente. Giusto, sbagliato, opportunità?
Oppure.
“Ciao, volevo sapere se ti era arrivato il disco dei XYZ e se avevi intensione di scrivere una recensione”.
“Sì, mi è arrivato. E’ molto bello. Invece io volevo sapere se avete intensione di acquistare spazi pubblicitari”.
“Ah, beh, non adesso credo”.
“Allora anche noi non pubblicheremo ADESSO la tua recensione”.
“Ma non dovrebbe essere l’ufficio pubblicità a parlare di queste faccende?”
“…”.
“Addio”.
#ADVSalaBim e la rece non c’è più.
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“E’solo ed esclusivamente colpa tua. Ecco perché…”
Anche questo è un classico che non tramonta mai.
Band alle prime armi che fanno un disco, contattano un ufficio stampa e nel frattempo ordinano l’Audi R8, sicuri di avere il proprio posto al Forum di Assago o al Palalottomatica.
Ufficio stampa: “Ho inviato il vostro disco ai giornalisti, ma non ho ricevuto risposte. Tra una settimana faccio un nuovo recall”.
Band: “Allora non sai fare bene il tuo lavoro. Noi abbiamo grosse aspettative, abbiamo lavorato a lungo su questi brani. Molto probabilmente il tuo lavoro non ci ha valorizzato”.
Dopo una settimana.
US: “Ragazzi, ho fatto il nuovo giro di telefonate, ancora nulla”.
Band: “Il tuo lavoro era fondamentale, non ci hai seguito abbastanza e non sei stato abbastanza bravo per il nostro livello. Ecco perché… ci siamo sciolti!”.
#NonHoProblemiAReggereLoStress
L’ultima per i giornalisti musicali…
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Ho due advance copy, che faccio, lascio?
Prima del 2008 potevi comprarti un bel monolocalino in centro, dopo il 2008 hai iniziato a venderti tutto su eBay. Fare il giornalista musicale dopo il 2008 è veramente un problema, chi non ha contratti campa male; questa esperienza riguarda (molto probabilmente) uno sfortunato post-2008 music italianjournalist.
Faccio una piccola anteprima, non tanto per giustificare il collega quanto per far capire di cosa parliamo: da 9 anni a questa parte, il compenso per una recensione ha perso circa il 97% del suo valore, sia economico sia culturale. Quando vi mandano un disco da recensire, spesso il ‘premio’ è la possibilità di tenersi il bene, per questo non le fa più nessuno; evidentemente questo anonimo giornalista ha pensato che un Advance Copy (gli album inviati in anticipo alla stampa) avesse un valore di mercato notevole, così pubblica l’annuncio su eBay con il proprio account. Tempo 0,015 secondi viene beccato in flagrante da: etichetta, ufficio stampa, management e artista.
Indovinello: che lavoro fa adesso questo giornalista musicale?
#CompraloSubito