“Noi produttori indipendenti associati ad AFI rivolgiamo sin da ora ai responsabili della Cultura, dell’economia e del lavoro del futuro Governo italiano la richiesta di intervenire con il massimo impegno e autorevolezza a livello europeo e nazionale per modificare l’ingiusta sproporzione (value gap) tra gli smisurati guadagni dei colossi della Rete e i diritti che derivano dall’utilizzo massivo di musica realizzata, prodotta e immessa sul mercato da parte delle industrie musicali indipendenti”, ha spiegato Bixio: “Diritti che neanche minimamente riescono a far raggiungere il pareggio di una produzione. Si richiede, in particolare, di sostenere politiche che aiutino a rendere più giuste le risibili percentuali che attualmente vengono pagate agli aventi diritto per ogni passaggio di video o di audio”.
“C’è chi sostiene che lo streaming sia ormai il futuro della musica, chi invece la sua fossa definitiva”, ha proseguito il presidente AFI: “Il problema è semplice: è vero che l’offerta legale con lo streaming gratis ha tolto spazio alla pirateria, ma alla fine se nessuno paga, come guadagnano gli artisti, i produttori e i musicisti? Quanti riescono a salire su un palco grazie alla promozione della diffusione, praticamente gratuita, della loro musica in streaming (Spotify)? Nuove generazioni di artisti potrebbero essere a rischio di estinzione. Pochi centesimi ad ascolto (€ 0,001) per l’artista e pochi per il produttore (€ 0,004) riteniamo che moralmente non si possano considerare una giusta remunerazione al proprio lavoro. Un milione di ascolti di un brano rendono mediamente all’artista 1.000 euro e a al produttore circa 4.000 euro”.