Raramente è capitato, come in questa epoca decadente e buia, che la classe dei giornalisti fosse così bistrattata. Non solo e non tanto dalla classe dirigente, sempre pronta a stigmatizzare chi, in teoria, avrebbe il compito di raccontare le cose come stanno, senza lasciarsi influenzare da pressioni o regalie, quanto dal popolo dei lettori, e non si legga la parola popolo con nonchalance.
Se dire intellettuale è oggi un’offesa, al pari di, che so?, dire giornalista corre il rischio di essere offesa anche peggiore, perché giustamente privata di quell’aura di superiorità che l’essere intellettuale ancora porta con sé (e vera causa di tanto odio).
Odio, quello nei confronti dei giornalisti, che si è diffuso a macchia d’olio, lasciatemi evocare un mesto giochino di parole. Un po’ perché la democrazia dei social ha indotto il lettore a credere di essere a sua volta veicolatore di notizie, un po’ perché, in effetti, da tempo buona parte della categoria dei giornalisti ha abdicato a favore dei social media manager, più interessati a essere riconosciuti per strada che a dare un seguito all’aver aderito a un codice deontologico.
Basterebbe, a tal proposito, vedere quanti giornalisti politici, poi giuro che passo a parlare di musica, argomento per il quale, in teoria, sarei specializzato e per il quale mi pagano per scrivere, passano dall’altra parte della barricata candidandosi per quegli stessi partiti di cui, in teoria, avrebbero dovuto scrivere fino a poco prima, da a Carelli passando per Cerno, l’elenco è davvero troppo lungo per essere riportato in un articolo che, a ben vedere, vuole affrontare l’annoso tema dei giornalisti musicali.
E allora eccoci arrivati al dunque, la categoria dei giornalisti musicali. Categoria che, per un bug di quelli che appassionerebbero nerd e geek, comprende anche i critici musicali, come fossero un tutt’uno. Per capirsi, i primi sono coloro i quali dovrebbero, per loro natura, riportare notizie, dall’uscita di un album alla cronaca di un concerto, passando per la morte di Tizio e Caio o il passaggio di Sempronio da questa a quella band, i secondi coloro che dovrebbero contribuire con le loro analisi a rendere l’ascolto della musica, qualsiasi tipo di musica, più semplice e piacevole. Con tutte le variabili del caso, vedi il fatto che oggi ci sono molte probabilità che una determinata opera venga ascoltata da un comune fruitore in contemporanea se non addirittura prima di un critico, fatto che ha resto il mondo delle recensioni un terreno tutto nuovo da architettare.

 

Per approfondire http://www.rollingstone.it/musica/news-musica/che-fine-hanno-fatto-i-giornalisti-musicali/2018-03-15/#Part3