Musica e internet sono due parole ormai legate indissolubilmente. Ogni mese che passa emergono con più chiarezza i confini di un panorama che sta subendo un mutamento rapidissimo: streaming, download, Youtube, playlist, mp3, smartphone. Alcune di queste parole, tra un paio di anni, ci sembreranno preistoriche.
IPSOS ha raccolto dati su questo argomento in 13 paesi dei 16 tra i principali consumatori di musica, intervistando soprattutto persone tra i 16 e i 64 anni. Il report integrale è disponibile in italiano sul sito della FIMI.
Cosa ne emerge? Molte cose che si potevano intuire, e altre invece che stanno prendendo una direzione sempre più decisa.

 

1. La gente è sempre più disposta a pagare per la musica

In Italia il 40% degli utenti internet utilizza servizi di streaming, nel mondo il 37%. Di questi il 20% in più rispetto al 2015 è abbonato a un qualche servizio a pagamento. In totale, il 48% di chi naviga su Internet paga per ascoltare musica. E i dati sono in crescita, perché un terzo degli utenti in fascia 16-24 anni paga i servizi streaming premium. Qualche anno fa pagare per un servizio che è già disponibile gratis sembrava illogico, oggi invece molto meno.

 

2. Su YouTube si “guarda” la musica (soprattutto in Italia)

Il servizio di streaming più utilizzato, però, non è solo un servizio di streaming musicale. Infatti l’82% degli utenti di YouTube, ad oggi, apre la nota piattaforma alla ricerca di musica. Di questi, l’81% cerca musica che già conosce. Il principale motivo del successo di YouTube da questo punto di vista sta nel fatto che è gratuito (la pensa così il 40% degli intervistati). In Italia, poi, siamo particolarmente accaniti utilizzatori musicali di YouTube. Al terzo posto dopo Messico e Brasile, da noi gli utenti che cercano musica su YouTuve sono ben il 91% del totale, di cui il 63% alla caccia di nuova musica…

 

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