Ammonterebbe a 50 milioni di dollari l’eredità di Chuck Berry, il padre del rock and roll scomparso lo scorso 18 marzo all’età di novant’anni: la stima è stata fatta da Billboard, testata statunitense molto attenta alle questioni relative all’industria discografica, che ha analizzato gli asset musicale intitolati all’artista di Saint Louis.
Fonte di reddito primaria, per gli eredi del patrimonio dell’autore di “Maybellene”, è la Isalee Music, società di edizioni di proprietà della stesso Berry, che oltre ad amministrare il catalogo del cantante, chitarrista e compositore – il cui valore è stimato in 13 milioni di dollari – rende, in diritti d’autore, oltre un milioni di dollari l’anno.
C’è poi il patrimonio accantonato dall’artista grazie alla sua attività da vivo: Berry, nel ventennio compreso tra l’inizio degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Duemila, ha tenuto in media un centinaio di concerti l’anno, retribuiti – stando a quanto riferito da Bob Baldori, suo collaboratore sia dal punto di vista legale, come avvocato, che musicale, come pianista – con un cachet medio di compreso da i 20 e i 35mila dollari. Tale attività, ovviamente al netto di qualsiasi spesa, avrebbe fruttato una cifra compresa tra i 50 e i 60 milioni di dollari.