Sembra proprio che una nuova guerra sia all’orizzonte per Spotify: sarà sempre più difficile per il colosso dello streaming tener conto degli interessi di tutti, soprattutto se di mezzo ci sono centinaia di milioni di dollari. Come sappiamo bene, per guadagnare dallo streaming bisogna fare numeri da capogiro e negli ultimi tempi in molti hanno deciso di prendere provvedimenti legali per la mancata retribuzione di licenze e diritti.
Un nuovo esercito, costituito da centinaia di musicisti e autori (che si sono uniti in una raccolta firme), ha mosso una guerra legale che non farà di certo passare delle notti tranquille a Spotify, anche perché nella lista ci sono parecchi nomi altisonanti: Tom Petty, Zach De La Rocha e Tom Morello dei Rage Against the Machine, Dan Auerbach dei Black Keys, Rivers Cuomo dei Weezer, David Cassidy, Kenny Rogers, Kim Gordon e come ciliegina sulla torta Anthony Hopkins (sì, l’attore) che si diletta in composizioni di musica classica.
Ulteriore colpo di scena: Spotify a questo punto decide di prendere una nuova presa di posizione, affermando che un servizio di streaming non è tenuto a pagare per i diritti di riproduzione meccanica. Perchè?
I diritti di riproduzione meccanica (mechanical license) riguardano la riproduzione fisica di una canzone su un supporto fisico come cd o vinile. Rientra in questo ambito anche il download, considerato che il brano viene scaricato. Lo streaming è un meccanismo fondato sull’accesso e non sul possesso, quindi di base non riproduce nulla. È una teoria che sembra allo stesso tempo avere senso ed essere campata un po’ in aria.
Sembra molto un metodo (momentaneamente efficace) per prendere tempo. Con il circolare della voce però, la lista degli artisti diventerà sempre più lunga e Spotify si troverà con una bella patata bollente da gestire.