YouTube si trova ancora al centro del dibattito discografico, negli USA, ma questa volta il value gap non c’entra: a fare discutere, in questi giorni, è un’indiscrezione – riferita da Hits Daily Double – secondo la quale il presidente di Billboard John Amato e Lyor Cohen, veterano dell’industria musicale a stelle e strisce da un anno a capo del dipartimento musicale della piattaforma di video sharing, avrebbero intavolato una trattativa per fare rientrare i passaggi su Youtube nei conteggi per le classifiche di vendite americane degli album.
Al momento gli stream conteggiati dai server di San Bruno vengono utilizzati (dal 2013) per la sola compilazione delle single chart: un’eventuale estensione del metodo alle graduatorie riguardanti gli album – mediaticamente e commercialmente più pesanti – ha agitato i sonni di molti. La vicenda, così, è proseguita a colpi di leak: pochi giorni dopo il report di Hits Daily Double un’altra testata specializzata online americana, Hypebot, ha riferito di un passo indietro nella (presunta) trattativa causato dalle numerose perplessità di diversi addetti ai lavori. In sostanza, il dialogo tra Amato e Cohen sarebbe stato sospeso per dare tempo a Billboard di consultare i propri interlocutori discografici e stabilire una linea condivisa riguardo l’analisti e l’utilizzo dei dati raccolti attraverso Youtube in funzione di un’eventuale utilizzo nelle classifiche degli album.
Come la pensa l’industria del disco? Chi non vede di buon occhio un’innovazione simile pone l’accento sul “valore” dei passaggi che andrebbero a influenzare le classifiche: “Sapete su YouTube quante ore di stream servono perché l’opera fruita frutti un dollaro a propri creatori? 58”, ha spiegato il presidente della RIAA, l’associazione di categoria dei discografici americani, Cary Sherman.