Classe 1977, originario di Lucca, dove ancora vive e lavora, Francesco De Santi è il fondatore e titolare della Gabesco Publishing, società di edizioni e produzione che dalla Toscana ha saputo espandersi fino all’estremo oriente, dove collabora con alcuni dei nomi di spicco del K-pop, il pop coreano che – passo dopo passo – sta conquistando una buona fetta di pubblico anche nei paesi anglofoni. Insieme al suo autore di punta, Gionata Caracciolo, De Santi ha saputo mettersi in gioco sul mercato internazionale, dove il concetto di autore – anzi, di autorialità – sta diventando sempre più lato e sfaccettato: con lui abbiamo parlato delle differenze tra Italia e resto del mondo, di come si scrivono oggi le canzoni e di come si potrebbero scrivere un domani. E, soprattutto, di come farle ascoltare.
Come siete arrivati con la Gabesco Publishing, da Lucca, a lavorare a Seul con i nomi di spicco del panorama K-Pop?
Abbiamo da sempre avuto più interesse nell’espandere la nostra attività all’estero rispetto che in Italia, perchè ormai è assodato che l’apertura mentale che troviamo in altri territori riguardo collaborazioni, facilità di comunicazione ed altri aspetti è nettamente superiore rispetto al nostro Paese. Detto ciò, il nostro approccio al Kpop è nato quasi esclusivamente da un fortunato incontro tre anni fa con il nostro attuale producer Gionata, grande professionista con una passione smodata per la cultura coreana.
Avevamo avuto da poco un piazzamento con una famosa artista giapponese e fui contattato su Facebook da questo produttore che stava cercando di entrare nel mercato coreano. Visto che aveva scoperto che lavoravamo per il mercato asiatico pensò che avessimo i contatti anche con le etichette discografiche di Seul. In realtà all’epoca non avevamo nessun referente nel Kpop, ma ci piacemmo subito e vista la forte empatia decidemmo di iniziare insieme questa avventura. Questo per quanto riguarda l’inizio: arrivare a lavorare con i grossi artisti e grosse società è stato frutto di un lunghissimo lavoro fatto di studio del mercato, di creazione di tonnellate di brani, di ricerca di co-autori stranieri, di viaggi, email, telefonate e tutto quello che serve per creare un network vincente.
Il vostro produttore Gionata Caracciolo collabora abitualmente con autori nordeuropei e americani: quali sono le dinamiche del processo creativo?
Oggi il processo creativo è molto dinamico e viene principalmente svolto in due modi: o dal vivo, incontrandosi ai vari writing camp che vengono organizzati un pò ovunque nel mondo, oppure con sessioni separate rimanendo ognuno nel proprio studio. Il modus operandi, la maggior parte delle volte, è quello di mandare le tracce strumentali di Gionata – che vengono realizzate in base a quello che sappiamo o prevediamo il mercato possa richiedere – ai nostri partner stranieri. Questi autori poi selezionano la traccia o le tracce su cui lavorare in base ai loro gusti e, spesso, ai briefing più recenti. Il songwriter scrive poi la melodia, il testo e registra le voci. Se il lavoro convince tutti vengono mandati i files per il mix definitivo. Da questo momento in poi il brano è pronto per essere piazzato.
Una volta creata una potenziale hit, qual è il percorso di assegnazione che la porta a quello o quella che sarà il suo o la sua interprete finale?
Non esiste una formula magica ma solo un enorme costanza nello stare dietro alle case discografiche, agli editori locali e ad i vari songplugger che possono aiutarti nello scopo finale. Non c’è un vero e proprio percorso definito: ci vuole tanta creatività nelle pubbliche relazioni, proporre brani forti ed in linea con quello che viene richiesto e, diciamolo pure, anche tanta fortuna.
Quali sono, a tuo avviso, i pro e i contro di scrivere “in squadra” e non come singoli autori?
La musica odierna non viene quasi più scritta da un solo autore, e questo è un dato di fatto che fa riflettere.
E’ difficilissimo poter trovare chi sia contemporaneamente un bravo produttore, un ottimo melodista e che sia in grado anche di scrivere testi: si tende per facilità e tempistiche a lavorare in team dove ognuno è specializzato nel proprio campo. I pro sono sicuramente la velocità di realizzazione del brano, spesso una maggiore qualità e se il team “funziona” e si trova bene, anche un aumento esponenziale della creatività e dell’entusiasmo. Di contro può esserci forse un pò la spersonalizzazione e la mancanza di l’intimità del pezzo che può dare una penna sola. Comunque i pro sono sicuramente maggiori. Poi ovviamente dipende anche dai generi musicali che si vanno ad affrontare.