Qualche giorno fa un semplice post in un profilo personale ha fatto discutere sul futuro ‘musicale’ di Facebook: una manager, ex-YouTube, si è trasferita nel quartier generale di Paolo Alto.
Facebook che assume un Music Executive fa pensare immediatamente a una svolta nell’utilizzo delle licenze, nella gestione dei diritti e nel tipo di remunerazione per i possessori di tali licenze e diritti.
A prima analisi sembra proprio esser arrivato il momento per FB di lanciare il guanto di sfida a YT in ambito di contenuti audio/video, ma nuovi dettagli fanno emergere un panorama differente.
Le mire di Zuckerberg sono differenti da quelli che noi umani possiamo solo ipotizzare, FB non vuole lo scalpo di YouTube, ma quello di Netflix e della TV in generale.
Perché? Per aumentare ancora di più il potere pubblicitario della sua creatura.
Le casse che gestiscono i soldi provenienti dall’advertising sono molto gonfie, ma al tempo stesso molto frammentate da centinaia di migliaia di inserzionisti; era decisamente meglio qualche anno fa quando pochi brand versavano molti milioni a FB. Poi l’esplosione commerciale, il caos dei contenuti, l’arrivo dell’Edgerank, i grandi marchi scappano e l’ADV cala di prezzo: costa meno ma è accessibile a tutti (una campagna può partire anche da 5 Euro).
Poi arriva il successo (copiato) dei video in diretta e un nuovo strumento pubblicitario che, secondo il WallStreetJournal, è in grado di inserire ADV all’interno dei live video. Proprio come la TV; anzi, meglio. Perché The Zuck sta sviluppando un suo TvBox in grado di spostare i contenuti dal monitor del computer a quello in salotto.
Adesso ritorniamo alla prima notizia: a cosa serve quindi un Music Executive in grado di sviluppare strategie digitali e ‘affari aziendali’?
Sicuramente per ottenere tutte quelle licenze necessarie alla trasmissione di video di qualità che contengono audio, ossia quasi la totalità. Per come la vede The Trichordist: “E’ molto semplice, per garantire l’elevato costo delle azioni, Facebook deve mettere le mani su contenuti di altissima qualità, realizzati principalmente da case di produzione professionali. Generalmente questi contenuti hanno musica al loro interno; quando FB riproduce questi video, deve avere in mano le licenze necessarie. In caso contrario gli sarà impossibile proseguire questa strategia e quindi non accedere ai milioni di dollari provenienti dagli sponsor televisivi”.
Musicisti non deprimetevi, perché il Music Executive di Facebook sta lavorando per voi, lo ha confermato lo stesso Mark durante una riunione con gli investitori: “Ci stiamo concentrando di più sui brevi contenuti creati e condivisi da semplici utenti, ma ci sono anche quelli promozionali realizzati da musicisti e brand. C’è anche un’intera classe di contenuti ‘premium’; chi crea questi contenuti deve esser pagato il giusto. Dobbiamo essere in grado di gestire questo modello di business che si baserà sulle revenue sharing della pubblicità”. Proprio come YouTube.
Fabrizio Galassi