Il dirigente Apple Jimmy Iovine ha espresso il suo punto di vista su alcune questioni calde legate all’industria discografica durante una cena al NeueHouse Hollywood di Los Angeles, in occasione della diffusione in digitale e Blu Ray del documentario in quattro episodi “The Defiant One” su Iovine e Dr. Dre.. Il già presidente della Interscope ha smorzato gli sguardi più ottimistici nei confronti dei servizi di streaming musicale, dicendo che “sono in una brutta situazione, non stanno facendo soldi”. Iovine ha fatto notare come molte aziende che offrono servizi di questo genere basano, in realtà, il grosso dei loro introiti su altre attività: “Amazon vende Prime; Apple vende telefoni e iPad; Spotify dovrà trovare un modo per indirizzare il suo pubblico a comprare qualcos’altro”. Spotify sarebbe l’unica “standalone”, secondo uno degli scopritori di talenti più grande d’America, e dal suo punto di vista non potrà attendere ancora molto prima di mobilitarsi per fare “vero business”.
Iovine ha anche evidenziato le inevitabili difficoltà legate alle royalties in cui vanno incontro le etichette discografiche in questo scenario, dominato sempre più dalla tecnologia:
La posizione della tecnologia nella vita, per me, è come una medicina. È come la scienza: vedi un problema, sistemalo. Non pensare agli effetti che ha su altro. La bomba atomica: “Oh, divideremo un atomo”. Non dicevano, ad esempio, “Le persone di Hiroshima moriranno”, sai?. L’industria discografica non sa dove andrà la tecnologia. Nel passato, li ha aiutati.
Il produttore e imprenditore non guarda dunque fiducioso al futuro del business musicale legato allo streaming, facendo notare come la gratuità dei servizi stia minando il sistema, facendo un paragone con lo streaming di film e serie tv:
Netflix ha contenuti originali e li fa pagare [in abbonamento premium] 11.99 dollari. Per quanto riguarda la musica, tutti hanno tutto.
Insomma, prima o poi l’industria musicale dovrà affrontare la questione e “non so se lo stanno facendo”, conclude, non prima di aver specificato che questo “non è il mio lavoro”.