Abbiamo intervistato Claudio Buja, presidente di Universal Music Publishing Ricordi, che è stato recentemente nominato presidente di una neocostituita associazione di editori musicali, EMusa.

 

Perché avete sentito la necessità di una nuova associazione di editori musicali?

Il mondo cambia, e il mondo della musica cambia molto velocemente. Anche le regole che comandano il nostro business cambiano, come i modi di accostarsi alla musica e il suo consumo. Allo stesso modo, le organizzazioni che presiedono alla gestione e all’amministrazione del diritto d’autore devono evolversi: sto parlando principalmente della Siae. In questo senso alcuni editori hanno sentito la necessità di darsi una nuova struttura associativa – che abbiamo chiamato EMusa – per poter continuare ad adempiere ad una funzione fondamentale: quella della critica costruttiva, del dialogo e del contraddittorio nei confronti della Siae stessa, che – nel rispetto della divisione dei poteri gestionali (un principio costituente di ogni democrazia) – dovrebbe riportare al centro del suo operato l’organo più importante, quello che ora si chiama Consiglio di Sorveglianza e che rappresenta l’evoluzione della vecchia Assemblea. Per perseguire questi scopi è necessario rafforzare l’intesa e i rapporti con quelli che sono i nostri principali interlocutori, vale a dire gli autori. A noi sembra che in particolare la funzione critica cui sto accennando si sia ultimamente smarrita, come se le associazioni di cui in passato facevamo parte, ora al governo, avessero cambiato atteggiamento, accettando quanto proposto e deciso recentemente da Siae. senza più discuterne la politica e le strategie. E il “tutto funziona benissimo, ora”, lo slogan che qualcuno sta cercando di diffondere, suona quantomeno un tantino esagerato.

 

Fatto 100 il fatturato dell’editoria musicale, Emusa che percentuale ne rappresenta?

Non abbiamo statistiche precise perché non esiste una fonte riconosciuta ed ufficiale per le quote di mercato degli editori, ma possiamo stimare il nostro attuale valore – sin d’ora – intorno al 45%. Ma vogliamo crescere – le nostre porte sono aperte a tutti coloro che vogliono condividere il nostro progetto, che siano majors o indies, che siano grandi, medi o piccoli editori.

 

Quante sono attualmente le associazioni esistenti, e quanti sono gli editori musicali?

Gli editori musicali associati alla Siae sono più di duemila, quelli attivi sono intorno al migliaio; molti di essi aderiscono a qualcuna delle numerose associazioni – almeno altre cinque oltre alla nostra. Il mercato delle edizioni musicali è costituito in gran parte da una miriade di piccole aziende, ed è molto più frammentato di quello discografico.

 

I vostri associati provengono tutti da altre associazioni?

Mentre il gruppo Universal e il gruppo Sony/Emi hanno in passato aderito a Fem, Cafè Concerto e GDM erano indipendenti da organizzazioni di settore.

 

Quali sono le ragioni per le quali non vi sentivate più rappresentati?

Oltre a quanto già detto aggiungo che Fem era nata come una grande forza “riformista”; uno slancio che con il tempo si è quasi completamente perso, forse perché molte posizioni negli organi sociali della Siae sono state occupate proprio da esponenti di Fem e dei suoi alleati, forse perché si sono dovuti accettare compromessi pur di  ottenere determinati risultati. Di fronte a certe istanze, la funzione critica si è ammorbidita, se non persa del tutto. Dobbiamo recuperare quello slancio, insieme alle altre forze – presenti negli organi sociali – che intendono continuare a lavorare per l’efficienza e la trasparenza della struttura. Noi ci proponiamo, ad esempio, di restituire integralmente il Consiglio di Gestione agli associati, senza elementi esterni; di ridiscutere la destinazione dei proventi finanziari (un vecchio cavallo di battaglia che la Fem sembra oggi aver rinnegato); di poter tornare a parlare della destinazione – a favore degli autori più bisognosi – del denaro ancora presente nel Fondo di Solidarietà; di proporre un confronto sulle nuove norme e regole di ripartizione che sono state introdotte sulla base di quanto proposto unilateralmente dagli uffici Siae; di poter conoscere in modo puntuale e dettagliato – e soprattutto di poter decidere – i modi in cui viene impegnata e gestita la grande massa di liquidità presente nelle casse della Siae nonché l’ingente patrimonio immobiliare, che è stato affidato ad un fondo esterno; di migliorare la qualità degli organi sociali elettivi, e infine di poter rivedere la politica di contributi e incentivi assegnati dalla Siae, che secondo noi ha aspetti ancora poco trasparenti. Mi riferisco in particolare al “comitato musica colta contemporanea”, in cui siede un autore che fa parte del Consiglio di Sorveglianza, e a cui la Siae ha affidato 900.000€ in tre anni…”

 

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http://www.rockol.it/news-662975/emusa-nuova-associazione-editori-musicali-intervista-presidente-buja