Fabrizio-Galassi

 

Primo: nel grande caos della rete e a causa dell’elevato numero di musica proposta, di band che spammano per fanno votare ai vari concorsi e della penuria di siti musicali spacializzati, è diventato impossibile farsi ascoltare.
Secondo: i BigThree dei Social (YT, FB e Instagram) hanno un pubblico generico che non è esclusivamente alla ricerca di musica, ma è comunque interessato a un contenuto.
Terzo: il rapporto artista-pubblico si basa anche sulla fiducia, non soltanto sulla musica. Va bene farsi spiare su Facebook o Instagram, ma perché non provare a stabilire un rapporto su un nuovo livello?
Le playlist e i podcast sono i nuovi contenuti che si stanno imponendo come standard; le ‘liste musicali’ hanno oramai sorpassato l’ascolto degli album, mentre l’esplosione dei ‘programmi on demand’ conferma la voglia di conoscere e approfondire determinati argomenti, ma senza aspettare i lunghissimi tempi della radio.
Prima di iniziare a promuovere la vostra musica attraverso playlist e podcast dovete ben organizzarvi e decidere se promuovervi contattando P&P già esistenti oppure crearne delle vostre.

 

1. FATE UNA LUNGA LISTA
Partiamo dal punto più facile: partecipare.
La cosa fondamentale è quella di sapere dove andare a chiedere e a chi, quindi impegnate il primo periodo nella ricerca e nell’ascolto. Cercate di capire quali siano le playlist più ascoltate, quali in linea con la vostra musica, dove sono e chi le redige: radio, magazine, siti, blog e cercate di farne parte. Stessa cosa per i podcast: di solito vengono caricati e distribuiti su iTunes, il pubblico che vi ascolta avrà quindi la possibilità di conoscere il resto della vostra produzione attraverso AppleMusic (per inciso è quello che paga di più per singolo stream: 0,011 $. Spotify = 0,0031$)

 

2. STRUMENTAZIONE
Questo il punto più difficile: realizzare un podcast in proprio.
Se siete musicisti non avrete problemi a organizzare un mini set per registrare una voce con un’ottima qualità audio. E’ un punto fondamentale, ancora più del contenuto, perché al primo ascolto il pubblico può già capire già se siete professionisti o hobbisty. Per le playlist la strumentazione non serve, serve soltanto una cura nel selezionare le tracce, oppure un’ampia conoscenza musicale per poter realizzare liste a tema.

 

3. COSTANZA
Scegliete bene il vostro argomento perché dovrete impostare playlist e podcast sul lungo periodo. Se decidete di caricare contenuti una volta a settimana (scelta consigliata) dovete esser certi che ogni sette giorni avete un nuovo argomento o un nuovo motivo per caricare una lista di brani. Provate a fare un test su due mesi, fatelo su carta, oppure su Excel (il nemico numero uno dei musicisti), pianificate almeno otto puntate con relativi argomenti.

 

4. SOGLIA DI ATTENZIONE
In media le persone smettono di guardare un video, ad esempio su YouTube, dopo 1:20, ma solo se i primi 5 secondi sono stati una bomba. Su Facebook ancora peggio: è vero che i video nativi hanno più veicolazione, ma viene contata come visualizzazione anche un secondo di play, e in media la curva delle views scende drasticamente dopo 2,5 secondi. Un podcast, soprattutto se audio, può essere scaricato e ascoltato quando più si desidera, in macchina o mentre si corre, così come le palylist; per questo è più facile coinvolgere il pubblico, ma serve necessariamente un contenuto forte e coinvolgente.

 

5. PUBBLICO VERO, PUBBLICO INTERESSATO
Fare in modo che il tuo album venga recensito dai più importanti siti musicali è importante, ma non significa che questo ti aiuterà a vendere 15.000 copie e fare un tour di 90 date. Un podcast ti permette di raccontare una storia, di farne parte (se sei ospite), di legarti a un fatto, di avvicinarti al pubblico anche attraverso un livello narrativo differente da quello musicale. E quando questo pubblico viene a un tuo concerto, è molto probabile che ti ricompensi al tavolo del merch.

Per sapere quali sono i podcast più ascoltati potete partire dalle riviste/radio/webzine, oppure direttamente da iTunes.
Per le playlist fate riferimento ai principali siti di streaming a chi le redige.

 

Fabrizio Galassi