Per noi semplici spettatori, la diatriba SIAE / Soundreef risulta molto interessante, oltre a coinvolgere i musicisti e a portare in superfice temi spesso non di ordine quotidiano, queste polemiche servono a mantenere alta l’attenzione sul valore culturale ed economico della musica, oramai asservita a semplice veicolo promozionale di oggetti o servizi.
Sanremo ha acuito questa crisi con un susseguirsi di comunicati stampa e di notizie che non sempre hanno avuto il giusto approfondimento.
Inizia Soundreef dichiarando che cinque degli artisti e autori presenti al Festival di Sanremo hanno lasciato la SIAE per la società privata guidata da Davide D’Atri.
Risponde subito la SIAE (e già questa è una notizia) precisando che “fatta eccezione per la singola opera firmata da Gigi D’Alessio, la cui società editrice è comunque associata SIAE, tutte (e non meno di tutte) le altre opere in concorso sono state affidate in tutela a SIAE che pertanto provvederà a gestirle come gestisce il proprio intero repertorio”. E conclude il comunicato con “Viva La Musica” (e questa è la seconda notizia!).
Ma come, Soundreef dichiara una cosa e SIAE la smentisce? Allora parte il contrattacco spiegando che gli autori iscritti a Soundreef “hanno dato recesso alla SIAE entro il termine del 31 dicembre 2016 affidando a Soundreef Ltd la gestione dei diritti d’autore relativi a tutto il loro repertorio compresi i loro brani in concorso al festival di Sanremo 2017“.
A questo punto i comunicati non sono abbastanza e chiamiamo SIAE: “E’ vero che quegli artisti sono passati a Soundreef, ma la riscossione del diritto d’autore avviene sempre tramite la SIAE ossia l’organo esclusivo per l’attività di intermediazione, mandato o rappresentanza. Soundreef può operare in Italia come lo fanno le oltre 150 società di collecting estere con le quali abbiamo un accordo”. Come ad esempio con la GEMA tedesca o con la PRS britannica.
Quindi chiamiamo Davide D’Atri: “La SIAE ha sottoscritto un contratto con la GEMA e con la PRS, non è che intermedia per volontà divina. E’ un normalissimo contratto, cosa che noi non vogliamo assolutamente firmare se non cambiano le condizioni, ossia: pagamento entro 30 giorni e Aggio al 3% (Aggio: percentuale che SIAE trattiene a copertura delle proprie spese di intermediario, attualmente sopra il 10%, ndr). Se queste due richieste non vengono garantite per legge, noi il mandato non lo diamo e di fatto l’utilizzatore si ritroverà senza licenza. E se la SIAE gli chiederà i soldi sarà appropriazione indebita”.
Ma allora come funziona la riscossione del diritto per quelle opere che hanno contemporaneamente autori SIAE e autori Soundreef?
SIAE: “L’evento Sanremo e la questione RAI come utilizzatore di licenze, hanno acuito la poca chiarezza che aleggia in questo campo. La SIAE raccoglierà i diritti anche per coloro che non sono nostri iscritti. L’articolo 180 della Legge sul Diritto d’Autore regola espressamente una simile ipotesi, prevedendo che anche quando un’opera non appartiene integralmente a SIAE, nella ripartizione dei proventi una quota parte deve essere in ogni caso riservata all’autore”.
La 180, però, non obbliga gli aventi diritto a iscriversi a una società di collecting, ad esempio Gigi D’Alessio potrebbe andare a parlare direttamente con la RAI per discutere i termini di utilizzo dell’opera in concorso. Ovviamente la SIAE ha una forza contrattuale più grande perché rappresenta tutti, quindi a più potere nella contrattazione e intermediazione.
Soundreef: “I nostri autori vengono pagati da tutti gli utilizzatori, soprattutto dai locali che acquistano le nostre licenze per i live e da altri settori. Poi ci sono editori come RAI che sono molto perplessi, hanno bisogno di avere contratti firmati con noi, ma al tempo stesso la SIAE tende a mettere i bastoni fra le ruote. Adesso siamo andati un po’ troppo in là, e nonostante questo noi paghiamo i nostri autori, e lo facciamo di tasca nostra ogni volta troviamo questi problemi; poi sarà l’utilizzatore a vedersela con noi”.
Schematizzando:
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La SIAE considera Soundreef una società di collecting straniera e le chiede di firmare il contratto di intermediazione, attraverso il quale, sarà sempre la SIAE a raccogliere i diritti e a versarli nelle casse di Soundreef trattenendosi un Aggio medio del 16% e il pagamento a sei mesi.
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Soundreef non vuole firmare questo contratto di intermediazione con le condizioni attuali, ma chiede un Aggio del 3% e il pagamento a 30 giorni. Fino a quando non viene risolto questo problema, Soundreef pagherà i suoi autori di tasca propria laddove incontrerà problemi con gli utilizzatori delle sue licenze.
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La SIAE spiega che gli autori che si sono iscritti a Soundreef in realtà non hanno lasciato del tutto la collecting statale, perché soltanto D’Alessio ha scritto interamente il suo brano e la sua società editoriale ha ancora il mandato SIAE.
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Soundreef ribatte dicendo che Nesli e Pini hanno scritto parzialmente i loro brani mentre Maurizio Fabrizio e D’Alessio lo hanno fatto interamente. Ma comunque sia, ogni autore deve ricevere la propria quota secondo il mandato e le condizioni che hanno firmato (in questo caso gli iscritti Soundreef vorrebbero il pagamento entro 30 giorni e non entro sei mesi).
Fabrizio Galassi