Non è chiarissimo il rapporto che intercorra tra l’aumento degli utenti dei servizi di streaming musicali come Spotify e l’andamento del numero di ascoltatori della radio tradizionale.
Ad Agosto il direttore del New York University’s Steinhardt Music Business Program avrebbe dichiarato che nel giro di dieci anni le radio tradizionali sarebbero state condannate a chiudere se incapaci di evolvere, perché schiacciate dalla crescita dei servizi di streaming.
A Settembre l’International Federation of the Phonographic Industry di Londra ha invece pubblicato studi statistici che posizionerebbero intorno al 70% della totalità di ascoltatori quelli che fruiscono abitualmente la radio.
Invece, i risultati di uno studio condotto da TNS per conto di Spotify, pubblicati da pochi giorni, piazzano Spotify Free al secondo posto delle “stazioni radio” preferite da 2000 giovani inglesi, e testimoniano una maggiore abilità di Spotify nell’assicurarsi i consumatori che non fruiscono musica alla radio. Il 12% di chi non ascolta Spotify ascolta Radio Capital nel Regno Unito, mentre ben il 19% di chi non ascolta Radio Capital è un utente Spotify.
Questi dati, se proiettati negli anni a venire, dovrebbero spostare masse di investitori della radio su Spotify Free. Chiaramente è negli interessi di Spotify dimostrarsi più dinamico della competizione, e chiaramente non possiamo aspettarci notizie negative da uno studio pagato da Spotify stesso.