La corte di giustizia dell’Unione Europea, con una sentenza, ha assegnato maggiori responsabilità agli intermediari – che siano motori di ricerca come Google o piattaforma social o media sharing come Facebook o Youtube – in caso di prodotti illegali caricati dagli utenti.
La pronuncia di riferisce a Pirate Bay, la piattaforma di torrent svedese già dichiarata illegale in diverse sedi, ma a rivoluzionare il concetto di responsabilità, questa volta, è una delle motivazioni della sentenza: in sostanza, riconoscendo che un utente privato attivo su una piattaforma faccia “comunicazione al pubblico”, in caso di upload di qualsiasi opera di ingegno – canzoni, video, software – sarà indispensabile avere l’autorizzazione da parte dei titolari dei diritti sull’opera stessa.
E l’intermediario che ospiterà questa comunicazione non potrà esimersi dall’assumersi le proprie responsabilità, in caso di rilanci di contenuti che violino i diritti d’autore: “La decisione della Corte di Giustizia è molto importante in quanto chiarisce molti elementi che portano le piattaforme online ad essere responsabili per il caricamento di contenuti da parte degli utenti”, ha commentato il presidente di FIMI Enzo Mazza, “La decisione è anche significativa per quanto riguarda la problematica del value gap e del ruolo di piattafome di video sharing come Youtube.
Le posizioni dei giudici di Lussemburgo seguono in modo lineare il ragionamento già seguito a suo tempo dalla Cassazione italiana nel caso attivato da Fimi contro Pirate Bay.